L’uomo che inventò un nuovo modo di stare in piedi
Da una mostra sulla storia di Salvatore Ferragamo, il grande creatore italiano di calzature, preferito da tante dive e divi di Hollywood, principi e sovrani, e dalla volontà della figlia Fiamma, nasce il Museo Ferragamo: un’istituzione culturale che raccoglie l’eredità dello stilista e il ricco patrimonio della moda italiana, con sede in Palazzo Spini Feroni, nel cuore di Firenze.
Quella che caratterizza le principali attività del Museo Ferragamo è una missione a cavallo tra moda e arte, ma anche, più di recente, moda e tematiche sociali. Il Direttore Stefania Ricci, spiega: “Come museo, i nostri obiettivi sono la conservazione e la conoscenza”, sottolineando di provenire “dalla scuola fiorentina, che abitua a lavorare in archivio su documenti, a dare contenuti oltre l’apparenza, a raccontare.”
Per lei, la moda è “un mondo di grande fascino: universale, come quello dell’arte”. A conferma del valore culturale dell’istituzione e delle numerose attività culturali intraprese, nel 1999 la Salvatore Ferragamo S.p.A. ha ricevuto l’ambito Premio Guggenheim Impresa e Cultura, conferito ogni anno alle aziende che hanno investito meglio in campo culturale.
Indossare la cultura, anche in digitale
Attraverso un’altra istituzione partner della piattaforma, il Museo Salvatore Ferragamo è venuto a conoscenza del progetto “Indossiamo la Cultura” di Google Arts & Culture: un viaggio nell’affascinante mondo della moda e del costume attraverso testimonianze, novità, esperienze, studi e contenuti multimediali.
Grazie alle riprese a 360 gradi, siamo riusciti a focalizzare l’attenzione su una delle mostre di maggiore successo.
Grazie alla realtà virtuale, il Museo ha realizzato un’animazione a 360° che racconta la storia dello stiletto di Marilyn. È un’esperienza che presenta questa geniale e iconica creazione di Salvatore Ferragamo da numerosi punti di vista: storico, con i precedenti maschili tra cui Luigi XIV; tecnico, perché l’idea di Ferragamo è anche un capolavoro di ingegneria, lui che depositò 350 brevetti; culturale, per i significati che la scarpa porta con sé per la donna che la indossa; e persino anatomico e fisiologico, perché Ferragamo aveva studiato il corpo umano, e riuscì ad azzardare e a creare non solo una nuova calzatura, ma una nuova postura.
La tecnologia di Google Arts & Culture ha reso il concetto alla base della scarpa a tacco alto di Marilyn comprensibile al grande pubblico.
Una presenza globale, nel tessuto della città
Il Direttore Stefania Ricci continua, “Google Arts & Culture è una piattaforma internazionale che ci permette un dialogo con le istituzioni culturali locali. Non vogliamo essere un museo autoreferenziale del brand, ma un museo che partecipa al dibattito culturale di una città come Firenze.” La presenza digitale ha permesso al museo di raggiungere una visibilità globale e ha attivato canali di dialogo e collaborazione con realtà e istituzioni, sia nel tessuto culturale fiorentino che in quello internazionale.
L’iniziativa ha alimentato collaborazioni esterne con altre istituzioni, con prestiti, occasioni di collaborazione per mostre o altre attività culturali, sia in Italia che nel mondo.
Visita virtuale e fisica si sovrappongono?
La risposta del Direttore Stefania Ricci è categorica: “La visita virtuale di un museo non si contrappone e non ostacola affatto la visita fisica. Anzi, sono complementari, si amplificano tra loro. La visita virtuale ha il potere di creare aspettativa e alimentare l’immaginario. La visita fisica offre un approfondimento sui contenuti.” Nelle mostre del Museo Ferragamo è spesso presente un elemento sensoriale: toccare i tessuti, i materiali, persino sentirne i profumi e il “suono”. Ma l’esperienza reale e quella digitale hanno bisogno l’una dell’altra: “Ritengo che sia assolutamente indispensabile questo approccio complementare e continuativo.”
Come possiamo raggiungere un pubblico che vuole andare oltre il già noto? E come fornirgli gli strumenti? La presenza digitale è determinante. È “un modo molto efficace per far conoscere, comunicare, divulgare, senza ridurre la qualità dei contenuti.”
Il digitale come memoria di arte, cultura e lavoro
Il digitale è anche un modo per tenere vive le informazioni. Ad esempio “tutto il lavoro che c’è dietro, dalla conservazione all’attenzione per i tessili, come mantenerli, l’illuminazione e l’uso delle carte per l’imballo”. Oppure la gestione e il contenuto degli archivi, non sempre visibili al pubblico: “Come viene archiviato il materiale, o altri aspetti del backstage che coinvolgono, rendono partecipi e creano interesse, valorizzando ciò che facciamo”.
Può anche conservare la testimonianza delle esposizioni temporanee, in particolare per quegli aspetti che rischierebbero di non essere ricordati, ad esempio quelli non presenti nei cataloghi. L’obiettivo è essere presenti dove ci sono conoscenza e bellezza, anche per far sì che possano essere studiate nel tempo.
Ci sono molte piccole istituzioni, anche prestigiosissime, che conservano dei veri capolavori, ma vengono di rado visitate. La digitalizzazione è un modo molto efficace per far conoscere, comunicare e divulgare senza ridurre la qualità dei contenuti.
Google Arts & Culture ci ha aiutati a far conoscere il valore di ciò che conserviamo negli archivi.
Più giovani nelle sale
La presenza su Google Arts & Culture ha determinato per il Museo Ferragamo un incremento di presenze di giovani nelle proprie sale. “Dal momento in cui siamo entrati nella piattaforma, abbiamo rilevato un aumento delle presenze, in particolare tra i giovani”, spiega il Direttore Stefania Ricci.
Ritengo che progetti come Google Arts & Culture aiutino a far approcciare i giovani al mondo dell’arte e della cultura.
Non è però solo una questione di numeri, ovviamente, ma di valore reale. Perché “progetti come Google Arts & Culture avvicinano i giovani al mondo dell’arte e della cultura, e questo è anche un obiettivo del nostro museo.”
Un obiettivo importante.